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Non esiste una bellezza omologata: chirurgia plastica e medicina estetica, come valorizzare la propria unicità senza conformarsi agli standard.

La personalizzazione come valore estetico: il desiderio di perfezione è un modo poco sano di approcciarsi alla chirurgia plastica e alla medicina estetica, e riguarda tutte le fasce di età. Ne parliamo con l’esperta, la dottoressa Maria Stella Tarico.

La perfezione non è bellezza: chirurgia plastica e medicina estetica, la migliore versione di te

La proiezione mentale del tuo io digitale”. È la frase che Morpheus dice a Neo nel film cult The Matrix (vincitore di 4 premi Oscar nel 2000) che incassò oltre 460 milioni di dollari nel mondo. Chi non lo ha visto perde un capolavoro che ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema e nella cultura. Gli argomenti filosofici più significativi riguardano proprio la distinzione fra apparenza e realtà e il problema del rapporto mente-corpo. Certo in molti abbiamo passato ore e ore a chiederci cosa significasse davvero entrare in Matrix… ma pensiamo di aver capito quella frase: la problematica fondamentale che affronta la trama del film è l’opposizione fra mondo vero e mondo fittizio, mondo reale e mondo virtuale elaborato dal computer.

È ciò che oggi accade sui social, un mezzo di contagio privilegiato per il dismorfismo corporeo: sono sì un ottimo sistema per metterci in contatto con gli altri, rafforzare le nostre relazioni, fissare i nostri ricordi, conoscere nuove persone, scoprire le ultime tendenze e informarci (più o meno…) su tutto, ma ci sono anche aspetti negativi: siamo incentrati sull’apparenza e cominciamo a non distinguerla dalla realtà. In quanti si sentono tristi e inadeguati se non corrispondono agli standard (omologati) di bellezza proposti dalle foto ritoccate dall’intelligenza artificiale? Postare il selfie perfetto è diventato un obbligo, più che un divertimento, e l’uso esagerato del ritocco digitale, che altera l’aspetto fisico con canoni estetici irraggiungibili, può farci sentire inadeguati: cali di autostima, depressione, disprezzo dei propri inestetismi. Quindi non siamo abbastanza OK senza ricorrere al filtro bellezza? Perché la pressione nel realizzare la foto perfetta da postare sui social è così alta? E infine perché ci siamo fatti prendere dalla fissazione irrefrenabile di essere perfetti anche nella realtà? Lo chiediamo alla dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico specialista e master in medicina estetica.

La ricerca della perfezione è diventata un’ossessione?

“Per fortuna non per tutti. La maggior parte dei pazienti che si accostano alla chirurgia plastica e alla medicina estetica desidera valorizzare la propria unicità senza conformarla a standard di bellezza omologati. Ma è vero. Alcuni pazienti cercano la perfezione, intesa come il confronto con modelli inarrivabili e irrealistici. Ma siamo umani! Il bisturi non è un click e la perfezione non esiste. È un’illusione generata dall’influenza di immagini che vengono minuziosamente ritoccate, sottoposte ad AirBrush (App di foto editor) in pochi tocchi per ottenere lo scatto perfetto da postare. Non si tratta di una bellezza reale. Quando siamo sui social dobbiamo valutare con occhio critico le foto manipolate dall’intelligenza artificiale: non ha alcun senso paragonare sé stessi a immagini elaborate, è una costruzione mentale che può solo portare all’insoddisfazione. E voler somigliare alle influencer di riferimento è un modo di approcciarsi alla bellezza poco sano”.

Qual è il compito della chirurgia plastica e della medicina estetica?

“Prendersi cura di sé, del proprio benessere, della propria longevità, per dare spazio a una bellezza più autentica. Con misura, equilibrio e proporzione, e soprattutto con realismo. Fuori dai social, i canoni estetici propongono modelli più ampi e diversificati rispetto agli stereotipi dell’AI. Nella più evoluta chirurgia estetica si assiste ad una inversione di tendenza secondo cui la bellezza non è la ricerca di una perfezione standardizzata, ma l’espressione più naturale e armoniosa di sé stessi, la ricchezza inestimabile della nostra unicità”.