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Mascherina no problem: come curare i danni e proteggere la pelle

Lavabili, usa e getta, essenziali, artistiche, creative, personalizzate, pix art, pop art, total white o total black. La nuova beauty routine del mattino? Doccia, skincare quotidiano, un filo di mascara e… mascherina, il must have dei twenty-twenty! Un tempo era destinata a chirurghi e dintorni. Difficile determinarne con esattezza il suo primo utilizzo: era il 1897 quando Johann von Mikulicz, chirurgo austriaco, ne indossava una composta da uno strato di garza. Carl Flugge, igienista tedesco, in quegli anni aveva dimostrato che le goccioline di saliva, in arte droplet, erano cariche di agenti patogeni, e potevano essere diffuse da naso e bocca con la normale conversazione. Altre fonti attribuiscono al chirurgo francese Paul Berger il merito di essere il primo ad indossarla, consapevole del pericolo connesso alla semplice espirazione come causa di sepsi chirurgica della ferita, ed era sempre il 1897 quando iniziò a indossare una mascherina rettangolare composta da 6 strati di garza, dimostrando che l’incidenza delle infezioni era stata ridotta. Uno shock per le abitudini dei chirurghi di quel periodo! Ed oggi, con le disposizioni emanate per ridurre i contagi da Coronavirus che la rendono obbligatoria dai 6 anni in su in tutta Italia, sia all’aperto che al chiuso in prossimità di altre persone non conviventi, lo shock è per tutti: diventa necessaria per la vita quotidiana, a scuola, sui mezzi pubblici, nei centri commerciali, durante “l’intero turno di lavoro”. Proteggere se stessi e gli altri… ma come proteggere la pelle?

– Pelle del viso messa a dura prova. Ne parliamo con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico:

“La mascherina è un dispositivo fondamentale per la protezione dal contagio, ma l’uso prolungato può determinare diverse problematiche sulla pelle del viso: lo scambio tra l’aria calda-umida della respirazione e l’aria esterna sviluppa condensa e aumenta l’umidità all’interno della mascherina, e la pelle ne soffre. Il sudore incrementa le problematiche cutanee, e inoltre i margini e gli elastici di quelle più rigide o occlusive creano un continuo sfregamento. Ne conseguono:

✔ Alterazioni della barriera cutanea: secchezza della pelle

✔ Dermatite da contatto: irritativa o allergica, con prurito, rossore, desquamazione e vescicole

✔ Danni da sfregamento e da pressione: solchi ed erosioni

✔ Aggravamento di eventuali patologie della pelle: acne, rosacea, dermatiti

Chi riconosca alcuni di questi sintomi, deve subito rivolgersi allo specialista per una valutazione”.

– Consigli?

“Il primo consiglio è quello di scegliere la mascherina giusta in base alla propria pelle e alla forma del viso. Evitare poi creme occlusive, make up oleosi o saponi aggressivi, applicando sempre un leggero idratante. Inoltre la medicina estetica ci mette a disposizione dei trattamenti che consentono alla pelle di rigenerarsi: la Biorivitalizzazione è uno dei trattamenti soft più efficaci e più richiesti, una procedura medica-estetica mininvasiva che consente di attivare i naturali processi di turn over cellulare, agendo sulla biostimolazione e sulla biointegrazione degli strati più profondi del derma. E’ un trattamento ambulatoriale, e consiste nell’eseguire micro-iniezioni con aghi sottilissimi su aree precise e localizzate di viso, collo e décolleté. L’agente biorivitalizzante è l’acido ialuronico ad elevata concentrazione, insieme ad aminoacidi, acidi nucleici ed un pool di vitamine. Le infiltrazioni intradermiche stimolano la pelle e consentono di reidratare profondamente i tessuti, di riattivare i naturali meccanismi di rigenerazione, di stimolare il metabolismo e la sintesi del collagene, e quindi di contrastare gli effetti della mascherina. Ci sono poi i Peeling di nuovissima generazione a base di TCA, come il PRX-T33 a base di acido tricloroacetico al 33% modulato con periossido di idrogeno, che biorivitalizza la pelle di viso, collo e décolleté in maniera rapida e sicura. Il prodotto è un gel non aggressivo che viene applicato sulla cute senza causare irritazione in superficie. L’acido tricloroacetico penetra e agisce sul derma, attivando un processo di rigenerazione, mentre sulla superficie cutanea viene neutralizzato dal periossido di idrogeno contenuto nella preparazione. Un prodotto capace di stimolare il derma senza esfoliare l’epidermide, e soprattutto evitando le fastidiose complicanze dei peeling tradizionali. Infine si può ricorrere alla Carbossiterapia, un trattamento che agisce sul microcircolo ed effettua un’ossigenazione profonda del tessuto, donando una pelle più fresca ed elastica”.